Compreresti lo stesso un prodotto che all’improvviso è diventato più piccolo? No? Eppure lo fai già, anzi lo facciamo tutti. Ed è tutta colpa della Shrinkflation, ora ti spieghiamo cos’è e come funziona.
Ricordi quella vecchia pubblicità dove venivano proposti due fustini di detersivo al posto di uno come ad indicare la madre di tutte le offerte?
Ecco, pensa che oggi accade qualcosa di simile in termini di grandezza del prodotto, in sintesi oggi paghi sempre lo stesso prezzo per un oggetto che nel corso del tempo si è rimpicciolito.
La tecnica di marketing che è alla base di questo fenomeno si chiama Shrinkflation, termine nato dalla fusione delle parole inglesi shrinkage (contrazione) ed inflation (inflazione).
Sulla base di questo principio le aziende tendono a massimizzare i profitti ricavando un utile maggiore per unità vendute.
In pratica, la Shrinkflation è la pratica di ridurre le dimensioni di un prodotto mantenendo il prezzo invariato (o addirittura aumentandolo in alcuni casi).
Perché viene utilizzata? Beh, pensa di acquistare sempre quel determinato articolo, ormai lo conosci così bene che se l’azienda produttrice ne aumentasse il costo te ne accorgeresti immediatamente. E poi ti lamenteresti ed alla fine potresti non acquistarlo.
Al contrario se il prezzo restasse invariato ma diminuisse la grandezza di quel prodotto in modo quasi impercettibile molto probabilmente non ci faresti caso.
Questo è quello che accade sugli scaffali dei supermercati da anni e scommettiamo che non te ne sei mai accorto e se è successo, questa pratica non ha modificato di molto le tue abitudini d’acquisto.
Se volessimo fare un ragionamento più ampio la Shrinkflation è una vera e propria forma di inflazione imposta dai produttori.
Diverse ricerche accademiche hanno confermato ciò che abbiamo anticipato qualche riga più in alto e cioè che il consumatore è piu attento al prezzo che sale rispetto alla confezione che contiene una quantità minore di quel prodotto.
Sullabase di queste analisi le aziende hanno deciso di aumentare i loro profitti intervenendo sulle dimensioni piuttosto che sui prezzi.
D’altronde, e ti invitiamo a farci caso, se sei un amante delle patatine in busta continuerai a comprarle in eterno anche se la quantità contenuta nelle singole buste è passata da 500gr a 470gr (una riduzione impercettibile per te ma importantissima per il produttore).
Ed è sulla componente di impercettibilità che si basa questa tecnica di marketing perché se la confezione si dimezzasse sarebbe un problema, al contrario chi mai farebbe storie per 10/20/30 grammi in meno?
Nessuno, appunto. Moltiplica però questi pochi grammi per centinaia di migliaia di confezioni vendute e ti renderai finalmente conto della vera portata della Shrinkflation.
Chiariamo però un concetto fondamentale, la Shrinkflation non è utilizzata solo per ragioni di mero profitto. Prova a pensare ai costi di produzione.
I costi di gas ed energia elettrica incidono in modo determinante nella formulazione del prezzo finale e quando questi aumentano diventa necessario trovare un modo per far quadrare i conti.
Nel 2018 la BBC ha preso in esame il comparto degli snack dedicandogli uno studio per verificare l’impatto della Shrinkflation su di essi. I risultati sono stati per certi versi scioccanti, considerando che l’arco temporale preso in esame è stato di soli 4 anni (dal 2014 al 2018).
Vantaggi e svantaggi della Shrinkflation
Questa pratica continuerà ad essere esercitata in futuro tuttavia, nonostante le impercettibili variazioni di dimensioni, le aziende devono stare continuamente attente a non esagerare.
Il consumatore infatti potrebbe accorgersene e consapevolmente non accettare il cambiamento, modificando di fatto l’opinione che aveva fino a quel momento del brand.
Cambierebbe di fatto il sentiment nei confronti del brand e la conseguenza più immediata potrebbe determinare la perdita del cliente.
In sintesi questa tecnica comunemente utilizzate se gestita nel modo sbagliato potrebbe ritorcersi contro l’azienda provocando enormi danni.
Un ulteriore aspetto da non sottovalutare è quello legato all’inflazione, il cui andamento diventerebbe più difficile da misurare per via della dimensione dei prodotti che falserebbe il valore del paniere.
Diverse aziende hanno però sottolineato quanto la riduzione di peso dei loro prodotti non sia stata collegata direttamente ad una mera questione di profitto.
Kellogg, l’azienda dei famosi cereali, chiamata in causa circa la riduzione delle dimensioni dei Coco Pops si è difesa sostenendo che l’avrebbe fatto per ridurre l’apporto calorico del prodotto diminuendone gli zuccheri.
Stesso discorso per il cornetto Algida e tantissimi altri snack legati al food e pericolosamente calorici se si considera il target di riferimento.
Ora che hai preso coscienza di questa attività di marketing farai più attenzione durante la spesa al supermercato? Commenta questo post, siamo davvero curiosi.